Anche l’UCI interviene nel dibattito riguardo il monossido di carbonio. Novità tra le più discusse dell’ultimo anno, in particolare per la pratica del rebreathing, non è sinora stata mai commentata in maniera chiara dall’Unione Ciclistica Internazionale, che prende per la prima volta una posizione ferma (al netto di aver confermato in passato che non era pratica illecita) nel corso del seminario annuale che si è svolto a Nizza in questi giorni (25-26 Novembre). Nella città che ha ospitato straordinariamente quest’anno il gran finale del Tour de France c’erano 160 partecipanti, tra i quali Tadej Pogacar che ha ricevuto il premio di corridore dell’anno, nonché rappresentanti di squadre, organizzatori, corridori, sia maschili che femminili.
E tra i temi trattati anche alcuni aspetti medici, tra i quali dunque anche questa importante e discussa pratica, che continua a far discutere molto. “I partecipanti al seminario sono stati anche informati sulle attuali conoscenze sugli effetti dell’inalazione ripetuta di monossido di carbonio (CO) sulle prestazioni – si legge nella nota emessa dal massimo organismo del ciclismo – L’UCI chiede chiaramente a squadre e corridori di non ricorrere a inalazioni ripetute di monossido di carbonio. Solo l’uso medico di una singola inalazione di CO in un ambiente medico controllato potrebbe essere accettabile. L’UCI chiede inoltre ufficialmente all’Agenzia mondiale antidoping di prendere posizione sull’uso di questo metodo da parte degli atleti”.
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